PARROCCHIA SANTA MARIA DELLA NEVE - PORTONE

P.zza della Vittoria 14 | SENIGALLIA

La storia
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Senigallia nel Trecento


LA PRIMA CHIESA 

Già nel Trecento esisteva una chiesa sotto il titolo di S. Giacomo e Santo Spirito. Il sacro edificio in quel secolo era dentro le mura medioevali. La ricostruzione della città operata da Sigismondo Pandolfo Malatesta attorno alla metà del Quattrocento, decretando un concentramento del centro abitato, lasciò fuori del tracciato murario la chiesa di S.Spirito e l’adiacente zona del Portone.

La vetusta chiesa, che non meritò grosse attenzioni nel periodo della ricostruzione cittadina, venne progressivamente decadendo fino a diventare un pericoloso rifugio di malfattori. Nell'anno 1339 si provvide a demolirla completamente. Nel frattempo, tuttavia, nella zona era sorta una nuova chiesa, costruita nel 1320 e detta «del Portone».

Il borgo «storico» del Portone era posto nella parte più a sud dell’antico tracciato cittadino: oltre tale zona si estendeva il suburbio. Gli storici fanno derivare il toponimo «Portone» dalla presenza in quel sito di una porta attraverso la quale s’introducevano in città i viveri occorrenti. Per la medesima porta s’intraprendeva la strada per raggiungere la frazione di S. Angelo.  Secondo altri «Portone» o «Sportone» sarebbe stato un grande lastrone di legno che veniva alzato o tolto in occasione delle fiumane per far defluire, in parte, l’ondata del Misa verso il Canalone della «Penna».

 

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Piantina di Senigallia nel XIII° secolo in un testo del XVIII° secolo

 

LA SECONDA CHIESA

Con l’erezione di questo tempio appare il ruolo assai notevole che le Confraternite e Pie Aggregazioni occuparono nelle vicende della Comunità del Portone.

Il nuovo edificio, infatti, prese corpo per opera della Confraternita del SS .mo Sacramento, che vi risiedeva prima di trasferirsi stabilmente nell’attuale chiesa della Croce. All’interno della Chiesa esistevano 3 altari.

L’altare maggiore era impreziosito da una pregevole tela di Livio Agresti di Forlì, allievo di Pierin del Vaga, raffigurante la Madonna del Portone, venerata da S. Girolamo, da S. Giovanni Battista e da S. Andrea. Il patronato dell’altare maggiore, dedicato a S. Maria ad Nives, spettava alla famiglia dei conti Mastai. L’altare di destra, era dedicato a S. Nicola da Tolentino e il quadro era di proprietà della nobile famiglia Galavotti, mentre l’altare di sinistra era intitolato alla SS. Trinità; il parroco, Biancucci don Pierfrancesco istituì nel 1669 la Compagnia della SS.ma Trinità del “Riscatto”.

Al 1628 risale l’erezione in Parrocchia della chiesa del Portone. Ciò avvenne per volontà del card. Antonio Barberini, allora vescovo della città, che mosso da preoccupazioni di carattere pastorale, istituì contemporaneamente anche la parrocchia del Porto. I territori di giurisdizione delle due parrocchie vennero stralciati da quello della Cattedrale. L’intento del Vescovo mirava a risolvere alcuni problemi notevoli, che il parroco della Cattedrale doveva affrontare per rag­giungere i fedeli, specie di flotte.

Invero, una volta chiuse le porte cittadine, il circondano rimaneva isolato, sicché molte perso­ne morivano senza il conforto dei SacramentiAl momento della istituzione, la nuova parrocchia contava circa 700 anime, sparse nelle campagne.

L’attività della nuova parrocchia si rivela subito dinamica, come dimostra l’istituzione delle Confraternite. Oltre quelle già ricordate è doveroso citare l’Aggregazione delle Lavandaie, isti­tuita ufficialmente nel 1818 sotto la protezione della Madonna della Neve, ma di fatto operante da tempo.

Le Confraternite sono gruppi che sorgono nei secoli medievali per l’animazione del culto, per la formazione spirituale-morale degli iscritti, per le opere di assistenza ai poveri e malati e per dar vita alle Sacre Rappresentazioni; ruotanti intorno ai due grandi cicli (natalizio e pasquale) del calendario liturgico. Le associazioni ché dal ‘600 allo ‘800 animano la Comunità del Portone non si discostano molto da questo carattere. I loro scopi principali sono: solennizzare la festa del santo patrono e curarne l’altare titolato. Solo agli inizi del ‘900, dietro ai grandi passi com­piuti dalla Chiesa e per l’impegno di valenti parroci, questi gruppi, senza rinunciare alla loro folcloricità, alla celebrazione delle loro festività e la manutenzione dei loro altari, troveranno maggiore impegno nel sociale. Nel Settecento, però, ogni Confraternita ci tiene alla propria autonomia, come dimostrano le vicende intercorse nella costruzione della terza chiesa del Portone. (V. nel III Volume la Storia delle Confraternite) .

 

LA TERZA CHIESA

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Progetto della III Chiesa del Portone realizzato in parte nel 1929: con il terremoto del 1930 tutto fu distrutto


L’edificio esistente dal 1520 ormai segnato dal tempo ed insufficientemente per l’accresciuta popolazione, venne sostituito da un complesso più grande. Un notevole contributo per la rico­struzione, venne dalla Confraternita della SS. Trinità. L’associazione allora aveva in animo di costruirsi una chiesa per proprio conto. Era però già avviata la riedificazione della chiesa del Portone e i lavori procedevano con lentezza e tra difficoltà economiche. Il Vescovo Honorati (1777-1807) convinse la Confraternita a desistere dal progetto iniziale e ad impegnare la stessa somma nella costruzione della chiesa del Portone.

In quella occasione la Confraternita non soLo contribuì versando un terzo del denaro occorrente, ma donò anche i locali di sua proprietà, adiacenti alla vecchia chiesa, per permetterne l’am­pliamento. Nell’area di quei locali si ricavarono l’altar maggiore, l’abside e il campanile. La ritrutturazione può dirsi terminata nell’anno 1800, data in cui si prese a celebrare sul nuovo altar maggiore.

L’edificio non aveva rilevanti pregi architettonici: imitava sobriamente lo stile della chiesa romanica, con tetto a due falde e sul retro la quadrata torre campanaria. La facciata principale, snellita da un ampio finestrone, venne inizialmente lasciata grezza. L’interno della chiesa era ad una sola navata divisa dall’abside da una classica balaustra di marmo. Gli altari erano cinque. La Confraternita della SS. Trinità, avendo sostenuto tanti oneri, volle per sé l’altar maggiore. Le fu accordato anche per l’implicita rinuncia della famiglia Mastai. Questa infatti non aveva affrontato le spese che le competevano per mantenere lo Juspatronato già esistente sull’altare della precedente chiesa. La stessa Aggregazione pensò di porvi il quadro della SS. Trinità. Dei restanti altari il primo «a cornu Evangelii» fu dato a Casa Mastai, che vi collocò il quadro di S. Girolamo, mentre l’altro altare dello stesso lato, verso la porta, fu assegnato alla famiglia Renzi. Di fronte all’altare dei Mastai c’era quello della famiglia Galavotti e il quinto altare toc­cò alla famiglia Beliardi, che vi pose l’immagine del Crocifisso proveniente dalla Cappella gentilizia della Cattedrale.

I diritti rivendicati sulla chiesa dalla Confraternita trovarono l’opposizione del parroco, don Antonio Barucca, che arrivò a sostituire il quadro della Trinità, posto sull’altare maggiore con quello della Madonna della Neve, appartenente alla Aggregazione delle Lavandaie. La polemica fu inevitabile ed assunse toni più che accesi: i Confratelli non tolleravano tale “innovazione”, il parroco non ammetteva ingerenze. La questione era complessa poiché toccava il titolo della chiesa e della parrocchia. Il Barucca infatti era solito firmarsi come «Rettore di Santa Maria della Neve» con dispiacere dei confratelli. Costoro avrebbero preferito mantenere il titolo di «Santa Maria della Pietà», in osservanza alla inveterata tradizione, o la dedicazione alla «SS. Trinità».

In realtà non esisteva chiarezza circa il titolo della parrocchia e della chiesa, essendo invalsa la denominazione derivante dal toponimo «Portone».

Un problema così delicato e che rischiava di dividere la comunità parrocchiale, si protrasse per diversi anni. Il card. Testaferrata (1818-1843) propose una soluzione di compromesso, ma a metà ‘800 la situazione era ancora invariata. 1110 aprile 1850, seconda festa di Pasqua, l’Amministratore apostolico, P. Giusto Recanati (1848-1851) consacrò la chiesa.

Il 1851 rappresenta una data fondamentale per la storia del Portone. In quell’anno Papa Pio IX istituÌ le parrocchie delle Grazie e della Pace, smembrandone il territorio dalla «parrocchia della SS.ma Trinità, vulgo Portone», che a quel tempo contava circa 3.300 anime.

Nonostante questo frazionamento la parrocchia manteneva una estensione di 10 kmq ed un circuito di circa km 20.

Proprio per il pesante onere che la cura delle anime comportava, fin dall’anno 1779 il parroco era stato affiancato da un cappellano.

Le varie cappellanie poste nei borghi servivano per una più efficiente azione pastorale. Ricordiamo la cappellania del Vallato, della Gabriella (ora sotto la parrocchia di S. Pio X), del Con­dotto (presso l’attuale villa Silvia ed oggi scomparsa), di San Sebastiano e del Crocifisso della Valle, quest’ultime ancor ora esistenti (la chiesa di 5. Sebastiano, ricostruita a spese del Capitolo negli anni 1782-83, ha un solo altare; dal 1961 ogni anno vi si celebra la festa dei Vigili Urbani; la chiesa del Crocifisso della Valle è invece officiata il 3 maggio, festa del Crocifisso).

Numerosi anche gli oratori privati.

La comunità del Portone visse profondamente le vicende sia drammatiche che liete dei primi anni di questo secolo. In quei tempi il parroco riuscì ad organizzare i fedeli in Leghe e Cooperative , tanto da istituire una Cassa Rurale e il Molino per l’olio.

Contemporaneamente egli dovette affrontare l’oscuro periodo della Settimana Rossa (1914) e della I Guerra Mondiale. Con gli anni ‘20 si prestarono particolari attenzioni al sacro edificio. A distanza di oltre un secolo dalla sua costruzione, il parroco, don Giovanni Pierpaoli, provvide ad ornarne la facciata incompiuta, di marmi e di artistico portale. I lavori di abbellimento furono eseguiti nel 1928 sul disegno di Patrizio Manganelli. Vi lavorarono il modellatore Pino Silvio, della Scuola d’Arte di Fano e il capomastro Lucarini Enrico, diretti dal prof. Ulrico Corinaldesi della Commissione Edilizia. Due anni dopo, il terremoto del 30 ottobre 1930, distruggeva tutto questo lavoro. In seguito al rovinoso sisma si demolì la chiesa e sul piazzale venne costruita una baracca da officiare temporaneamente.

La storia drammatica di questo periodo, è stata narrata sul Bollettino parrocchiale: «La Voce del Buon Pastore» Dicembre 1930 

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Senigallia - Chiesa del Portone e lavandaie al fiume Misa (1925)

 

LA QUARTA CHIESA (LA CHIESA ATTUALE)

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Non ci furono però indugi per riedificare la IV chiesa del Portone (il III edificio parrocchiale). Bisognava ridare un nuovo assetto alla città così duramente colpita.

Il piano regolatore di quel periodo previde un allungamento della città verso levante. Diventava così inadeguata e non più funzionale l’antica ubicazione della chiesa del Portone anche per la revisione dei confini parrocchiali che attribuì la zona posta sulla destra del Misa alla parrocchia del Duomo. Fu naturale spostare gli edifici pastorali nel punto centrale dei nuovi quartieri emergenti. Sull’incrocio delle principali arterie rionali (C.so Matteotti, Viale Anita Garibaldi) si ricavò un piazzale ben adatto per la costruzione della chiesa con discreto effetto scenografico. Il 26 novembre 1932 fu benedetta la prima pietra; il 17 agosto 1933 iniziarono i lavori, per terminare nell’anno successivo. 1118 ottobre 1934 il vescovo di Senigallia, Tito Maria Cucchi, benedisse la nuova chiesa che fu poi solennemente consacrata il 19 maggio 1979. L’opera fu finanziata dalla munificenza del S. Padre Pio XI, il quale diede l’incarico di studiare e redigere il progetto all’ing. Architetto mons. Spirito Maria Chiappetta.

Il cav. Arturo Abbondanza diresse i lavori che furono eseguiti da Aguccioni Silvio di Cesena. La chiesa si presenta come un’imponente costruzione che ricalca i canoni dello stile romanico. «La sua pianta è rettangolare, con abside semicircolare, ossature portanti in cemento armato e pareti in muratura, interrotte da cordoli, pure in cemento armato». Anche le navate laterali, a semplici spioventi, sono adorne da una trifora nicchia. All’interno «le tre navate ampie, luminose, agilissime sono separate da pilastri polistili, che sostengono i muri perimetrali della nava­ta centrale, la quale è arricchita da un bel soffitto a cassettoni, mentre le due minori hanno le volte a crociera». Degna di rilievo è la cappella della «Madonna della Neve», posta a sinistra dell’altar Maggiore. Vi figura l’antica tela della Patrona. L’abside è decorata ed illuminata da quattro preziose vetrate a colori, raffiguranti S. Maria Maddalena, l’Addolorata, S. Giovanni Evangelista e S. Longino. Lungo le pareti delle navate laterali si notàno eleganti decorazioni e copie di tele famose, eseguite dal pittore Michelangelo Bedini di Ostra. I sette Sacramenti sono il tema illustrato in tali figurazioni, con evidente intento didattico-catechetico. Vi sono pure le quattro Virtù Cardinali, poste ai limiti delle pareti maggiori del vano rettangolare, dovute alla mano della pittrice senigalliese Sandra Ghinelli. Alla stessa appartengono pure il sacramento dell’«Ordine» e il V affresco a sinistra dell’altar maggiore, che simboleggia la genesi dell’attuale chiesa per volere di Papa Ratti. Alla creatività della pittrice Ghinelli si deve pure il maestoso affresco che occupa la controparete dell’ingresso. Il dipinto ha una superficie di circa 60 mq ed illustra il Giudizio Universale.

La Ghinelli avvertì subito quale assunto formidabile di ammirevoli esempi era chiamata a rappresentare. Ebbene, «il Giudizio del Portone allontana da sé, con un gesto non privo di risolutezza, l’insidia dei confronti:... pare che arieggi talune istorie trecentesche, sacre e anche profane.

La presentazione è alla base con gruppi dei risorti e dei dannati che si coordinano intorno all’araldo del Signore, sono incastonati in uno scorcio diagonale veramente felice; la narrazione si svolge in alto, per ritmiche gerarchie, discende e si conclude intorno al Cristo, trionfante figura centrale che domina e assorbe intorno a sé anche la zona basica e con essa anche l’arcangelo che la impersona. . . .La figurazione si svolge per immagini frontali e verticali, alternate da spazi ritmici e riposanti.

La casa canonica, sita dietro la chiesa, è collegata con questa al piano terra. I vani superiori invece, sono separati dall’abside da una zona di rispetto, lasciata per la costruzione del campanile la cui realizzazione sembra tutt’oggi tanto desiderabile, quanto impossibile.

Gli ultimi decenni hanno visto un concentramento demografico nella parrocchia del Portone sia per l’intenso sviluppo della zona litoranea, dovuto al sorgere di complessi alberghieri affolla­tissimi nel periodo estivo, sia per il sorgere di abitazioni e quartieri che si uniscono senza soluzione di continuità alla frazione «Ciarnin». Ne è derivata una complessa realtà sociale tessuta su zone residenziali e zone popolari. Il forte carico demografico ha reso necessari altri smem­bramenti.

Nel 1938 venne costituita la Parrocchia di S. Pio X alla quale furono assegnati i territori di «Ciarnin» e della «Gabriella».

Al 1973 risale l’erezione della Parrocchia di S. Maria Goretti che ottenendo la parte del lungomare ha assunto un particolare ruolo nel periodo di superaffollamento estivo. Attualmente il Portone ha una consistenza di circa 8000 anime ed una vita pastorale complessa, onerosa, non certo facile, ma apostolicamente dinamica. Lo rivelano i calendari delle attività pastorali, il Consultorio, la presenza del gruppo giovanile e la pubblicazione del Bollettino Parrocchiale «Il Buon Pastore».

Tutto ciò si deve in gran parte alla instancabile attività del parroco e dei suoi collaboratori. Il 9 maggio 1979 S.E. Mons. Odo Fusi Pecci, Vescovo di Senigallia, ha dedicato con rito solenne la nuova chiesa parrocchiale del Portone a «S. Maria ad Nives». Questo atto ha dato defi­nitivamente alla chiesa il titolo che la pietà dei parrocchiani le aveva attribuito oltre un secolo e mezzo fa.

 

 

SERIE CRONOLOGICA DEI PARROCI DEL PORTONE (Dal Montanari)

I. - 1628: Gio-Battista Fabbri, Bolla 27 ottobre Bollario 1623 al 1629, P. 209 D°. Per rassegna venne .

II - 1640: Pietro Foschine di Senigaglia, Bolla 27 Giugno Bollario 1636 al 1644, Pag. 153 D °. Per morte successe.

III. - 1659: Raffaele Bernabiro, Bolla di Roma 16 maggio Bollario 1633 al 1659, Pag. 331 D°. per morte venne .

IV. - 1668: Piev. Francesco Biancucci di Corinaldo, Bolla 24 Giugno Bollario 1666 al 1669, Pag. 83. Per rinuncia successe .

V. - 1682: Vincenzo Petrilli, Bolla di Roma come la comparsa del 9 Maggio, Bollario 1680 al 1683, Pag. 1066 188 Per Morte.

VI. - 1689: Annibale Siena, Bolla 26 Settembre Bol. 1689 al 1692, Pag. 2 Per rassegna .

VII. - 1694: Bernardino Siena, Bolla di Roma Pridie mensis Julii Bollario 1692 al 1697, Pag. 97 D.° Siena permutò la Cura sud.° col Beneficio Frada eretto alla Croce .

VIII. - 1711: Carlo Rossi, Bolla 17 Giugno Bollario 1709 al 1711, Pag. 205 D) e 217 D.°

IX. - Batolomeo Sperantini, manca la Bolla. Passato d.° Sperandini parroco in S. Gregorio di Montalboddo, successe .

X. - 1713: Paolo Antonio Candei, Bolla 16 Giugno Bollario 1714 al 1719, Pag. 112 D.° Per rassegna .

XI. - 1733: Domenico Gaspararini, Bolla di Roma 4 Kal. Fabruarii Bollario 1733 al 1762. Pag. 45 con pensione di ducali 17 d’oro di Camera e giulii due, e mezzo romani, Per caodiutoria venne .

XII. - 1796: Venanzo Venanzoni, Bolla di Roma Bibres Augusti Bollario 1794 al 1800, Pag. 139 Per morte di D.° Gasparini prese nuovo possesso il 31 Maggio 1801. Bollario 1801 al 1802, Pag. 106 Per morte .

XIII. - 1824: Luigi Giacchini, Bolla 25 Febbraio Bollario 1824 al 1826; Pag. 13 D.° bolla di Roma 14 Kal. Julii Bollario 1824 al 1826, pag. 43. Passato Abbate a 5. Maria di Piazza di Montenovo .

XIV. - 1828: Pietro Gresta, Bolla di Roma 4 idus Augusti Bollario 1827 al 1828 Pag. 171 D.° Passato Parroco alla Stacciola venne .

XV. Giovanni Consolini, per morte succ.

XVI. Antonio Barrucca, per rinuncia essendo passato Arcip. a Montemarciano venne .

XVII. - Domenico Rolatesi, passato Arciprete a Corinaldo successe .

XVIII. - 1848: Serafino Quintini, Bolla della Curia Vescovile - 7 Aprile 1848 - Bolla D.° morto lì 11 Marzo 1887 .

XIX. - 1888: Giosuè Mazzufferi di Chiarvalle, Bolla Vescovile 27 Aprile 1888. Bollario Vol. 86 - rinunciò il 31 Dicembre 1905 - morì in S. Martino il 27 Agosto 1915.

XX. - 1906: Antonio Ansuini di Castelvecchio, - Bolla Vescovile 31 Gennaio 1906. Regio Placet 30 Giugno 1906 Possesso Ecclesiastico 22 Luglio 1906. Passò Pievano a Ripe il 1° Giugno 1919.

XXI. - 1919 Giovanni Pierpaoli di Pietro di Senigallia. Bolla Vescovile R. Placet 13 Ottobre 1919 - Possesso Eccles. 7 Dicembre 1919 morì il 21 - VI - 1959 .

XXII. - 1959 Mons. Eugenio Giulianelli Bolla Vescovile 1-VII-59 prese possesso canonico 13-IX-59 trasferito dalla Pievania di Ripe ove fu parroco per sette anni.

XXIII. - 1999 - Don Giuseppe Bartera Sebastianelli. Divenuto Parroco di Corinaldo il 3 - X -2010.

XXIV. - 2010 - Don Giancarlo Giuliani. Dal 23 ottobre 2010 è l'attuale parroco del Portone e del Ciarnin.

 
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